SENZA FINE
Riciclati e riciclabili: il packaging moltiplica le applicazioni ‘circolari’.
Resine biobased, confezioni monomateriali o con ingredienti compatibili con il riciclaggio, riciclo chimico e meccanico anche da scarti industriali e da beni post consumo diversi dagli imballaggi, componenti riutilizzabili… Il settore packaging sta sviluppando soluzioni diversificate per migliorare l’impatto ambientale dei suoi prodotti, coinvolgendo una sempre maggiore varietà di categorie merceologiche e applicazioni complesse.
Si fa con tutto
L’economia circolare si alimenta di sinergie tra aziende biotech, produttori di materie prime e marchi. LanzaTech cattura le emissioni di anidride carbonica e le trasforma in etanolo, a sua volta convertito da Total in etilene per mezzo di un processo di disidratazione sviluppato con IFP Axens, e trasformato in polietilene. Il materiale fornisce prestazioni comparabili alla resina vergine e L’Oreal intende adottarlo per le sue confezioni di shampoo e balsamo dal 2024. Trasparenti e in tutto e per tutto simili alle loro omologhe realizzate con PET vergine sono le bottiglie prodotte da Carbios interamente con rPTA (acido tereftalico purificato) ricavato da rifiuti tessili con un elevato contenuto di polietilentereftalato. Il processo di upcycling avviene grazie a una tecnologia di riciclo biochimico brevettata che impiega enzimi per scomporre la materia plastica post-consumo: ai rifiuti da imballaggio si affianca così la risorsa dei tessili post-consumo, circa 42 milioni di tonnellate l’anno, non idonei al riciclo meccanico, che normalmente finiscono in discarica o sono riutilizzati per applicazioni di qualità inferiore (imbottiture, isolamenti, stracci). L’approccio messo a punto da Carbios in collaborazione con TWB (Toulouse White Biotechnology) nell’ambito del progetto di ricerca CE-PET (Circular Economy PET), finanziato da ADEME (l’Agenzia francese per la gestione dell’ambiente e dell’energia), è perfettamente circolare, anzi, reversibile poiché permette anche di realizzare abiti dalle bottiglie e dai vassoi monouso.
Un’alternativa che dimezza l’impronta al carbonio del PET, ne eguaglia le proprietà e lo supera nelle prestazioni di barriera è il PEF (polietilen-furanoato): per queste virtù, il biopolimero, sintetizzato dall’acido 2,5-furandicarbossilico (FDCA) e riciclabile insieme al PET, è oggetto di intense ricerche. Un processo sviluppato e brevettato dai finlandesi del VTT ricava l’FDCA dalla pectina, zucchero contenuto nei sottoprodotti agricoli, per esempio nelle scorze degli agrumi e nella polpa della barbabietola da zucchero.
Il biopolimero Toraphene è compostabile e biodegradabile in natura; rinforzato con il grafene evocato nel nome, acquisisce robustezza in spessori sottili, idoneità per l’uso a contatto con gli alimenti e shelf-life. Il fondatore dell’azienda omonima, Gaute Juliussen, ha avviato una campagna di crowfunding su Crowdcube per promuovere il materiale, nato per sostituire sacchetti di plastica e contenitori monouso e bypassare il compostaggio in impianti industriali, che richiedono energia per raccogliere e riscaldare il compost e, nel caso di alcune bioplastiche, generano metano, gas che contribuisce al riscaldamento globale in misura di 25 volte superiore alla CO2.
La gaia scienza di tappi e tubi
Oggi il vero lusso è ripulire gli oceani sorseggiando il drink favorito. La piattaforma digitale Oceanworks recupera i rifiuti plastici negli ecosistemi costieri: potenziali inquinanti del mare, questi polimeri riciclati al 100% diventeranno chiusure prodotte da Guala Closures. Debutteranno nei modelli T-bar (con la parte inferiore in sughero e la testa in materiale plastico) per i liquori della gamma Blossom, ma altri modelli seguiranno a breve.
Meno glamour, ma progettate per un’erogazione precisa e regolabile e versatilità d’impiego – sono adatte per versare alimenti, prodotti per il personal care e detergenti per la casa, incluse sostanze grasse e oleose – le nuove valvole per chiusure di bottiglie e flaconi di Weener Plastics sostituiscono un componente in silicone con uno in resina poliolefinica, che può dunque essere recuperata e riciclata nel circuito dei polimeri cui è destinata la chiusura in polietilene.
L’esigenza di fornire proprietà di barriera resta un punto nodale nella formulazione di tubi flessibili facilmente riciclabili. Con i nuovi Platina, EPL (Essel Propack Limited) ha ricevuto il beneplacito della divisione statunitense di APR, l’Associazione internazionale dei riciclatori di materiali plastici e la certificazione europea RecyClass. I tubi laminati e le loro chiusure dedicate sono realizzati in polietilene ad alta densità, hanno spalla integrata e uno strato barriera in resina ridotto al 5% del peso della confezione che permette la piena riciclabilità e protegge adeguatamente il contenuto: dentifrici e altri prodotti per la cura personale, così come generi alimentari. Le prestazioni meccaniche dell’HDPE hanno inoltre permesso di assottigliare i tubi conferendo un’adeguata rigidità.
Yogurt!
Dà prova di efficacia anche il riciclo di polimeri stirenici. Specializzata in sistemi FFS (Form Fill Seal, formatura, riempimento e sigillatura) per alimenti, Coexpan ha collaudato due semilavorati contenti polistirene post-consumo proveniente da riciclo meccanico o rPS, ottenuto tramite processi simili a quelli utilizzati per il PET: selezione, lavaggio, selezione delle scaglie, ulteriore lavaggio, filtraggio del fuso. Sulla linea di estrusione sono state prodotti fogli multistrato con un cuore di polistirene riciclato e rPS racchiuso tra due layer esterni di polistirene vergine e lastre 100% monomateriali in r-PS post consumo. I due materiali, analizzati sulle linee FFS per il confezionamento di yogurt hanno mostrato qualità ottiche, meccaniche e funzionali che attestano la conformità alle lavorazioni di estrusione e termoformatura: entrambi possiedono un livello di purezza che sfiora il 100%. Lo yogurt sarà presto alloggiato anche in contenitori di polistirene ricavato da riciclo chimico. Il produttore Yoplait ha condotto con successo un test pilota in collaborazione con Intraplás, che si occupa di estrusione per l’industria alimentare, utilizzando il PS di Total derivante da rifiuti plastici misti per produrre vasetti da yogurt. Il polistirene è ottenuto tramite steam cracking (pirolisi con vapore acqueo) e certificato da ISCC Plus, e, come altre resine rigenerate da riciclo chimico, ha prestazioni di qualità pari al materiale vergine. La tecnologia avanzata fa i vasetti ma anche i coperchi. Rare sono le occasioni di consumare in una volta sola 500 grammi di yogurt! Il coperchio di questi recipienti è un classico dell’usa e getta, ma SalzburgMilch ha proposto a Greiner Packaging, che ha al suo attivo diverse soluzioni di imballaggi risigillabili, di progettare un coperchio riutilizzabile, facile da lavare e ovviamente a tenuta garantita. Stampati a iniezione in polipropilene e decorati con tecnologia IML (In Mould Labelling) da Verstratete, i coperchi di Greiner non temono neanche la lavastoviglie.
Nuovo galateo per etichette e affini
Due volte ‘green’ sono le resine Decovery di DSM, dedicate alla produzione di adesivi, primer, inchiostri e topcoat: ottenute da ingredienti vegetali come l’olio di ricino o la corteccia degli alberi, la loro lavorazione implica un’emissione di VOC (composti organici volatili) molto bassa o nulla. Il primo prodotto della gamma è SP-6400XP, una dispersione di copolimero acrilico solubile in alcali a basso NoAH, molto trasparente e flessibile: è pensato per la realizzazione di adesivi per etichette di carta rimovibili e per uso domestico. Compatibile con un’ampia varietà di substrati, inclusi il vetro e il PET, l’adesivo può essere lavato via a bassa temperatura per il riciclo ottimale degli imballaggi a fine vita.
A.F.